
Autore: Salvatore Spinosa
Data di pubblicazione: 29 aprile 2025
LA NASCITA DELLA PENSIONE IN ITALIA, TRA DISUGUAGLIANZE E SVOLTE STORICHE
C’era una volta la pensione, quella bella, ricca e nobile…
Un tempo le pensioni sembravano un diritto garantito, ma la realtà della previdenza sociale italiana ha avuto un percorso ben più complesso e travagliato.
La memoria collettiva tende a dipingere il passato con toni dorati, ma se scaviamo nella storia delle pensioni in Italia, scopriamo che non c’è stato alcun lieto fine e neanche un inizio glorioso.
La vera favola previdenziale si è vissuta nel mezzo: negli anni in cui lo Stato distribuiva denaro pubblico a pioggia, illudendosi che le risorse fossero infinite. Oggi ci troviamo a fare i conti con scelte poco oculate e con la consapevolezza che la sostenibilità previdenziale è una sfida sempre più attuale.
Com’è nato il sistema pensionistico italiano? Quali sono stati i primi tentativi di creare una protezione per i lavoratori e le loro famiglie? E soprattutto, cosa possiamo imparare dal passato per affrontare il futuro nella previdenza?
Se vuoi davvero capire quando e come potrai andare in pensione, devi conoscere le radici del nostro sistema previdenziale. Io sono qui per accompagnarti in questo viaggio affascinante, ricco di eventi storici, svolte politiche e scelte che hanno segnato il destino di milioni di italiani.
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L’Unità d’Italia e le prime forme di assistenza sociale
Nel 1861 nasce ufficialmente il Regno d’Italia, ma il Paese è tutt’altro che unito.
Il Nord è industrializzato e vede emergere le prime fabbriche, mentre il Sud è ancora profondamente agricolo e povero. L’idea di un sistema pensionistico è pura utopia.
Già prima dell’unità, il Regno di Sardegna aveva proposto un’idea innovativa: una Cassa di rendite vitalizie per la vecchiaia, gestita dalla Cassa Depositi e Prestiti. Il progetto, seppur interessante, non venne mai attuato per mancanza di risorse.
Nel frattempo, chi non era più in grado di lavorare dipendeva esclusivamente dalla famiglia o, nei casi più sfortunati, dalle Opere Pie, istituzioni caritatevoli che offrivano assistenza ai più poveri. Era un sistema inefficace, incapace di garantire un vero sostegno sociale.
I primi passi verso la previdenza sociale
Nel 1862 il governo decise di mettere ordine nel sistema assistenziale, regolamentando le Opere Pie affinché queste si occupassero delle classi meno abbienti. Tuttavia, non si trattava ancora di un sistema previdenziale moderno, bensì di una forma di assistenza basata sulla beneficenza e sulla carità. Nel 1864 vengono introdotte le prime pensioni… ma solo per gli impiegati civili dello Stato. Anche le Forze Armate ottengono una pensione pubblica come ricompensa per il servizio reso alla Nazione, mentre per tutti gli altri lavoratori non c’è alcuna tutela.
È un’Italia divisa, in cui la previdenza è ancora un lusso per pochi.
Le società di mutuo soccorso
Con la crescita dell’industrializzazione aumentano anche gli incidenti sul lavoro e le condizioni precarie della classe operaia. Poichè lo Stato non offre protezione, i lavoratori decidono di auto-organizzarsi.
Nascono così le Società di Mutuo Soccorso, associazioni volontarie in cui gli operai versano contributi per garantirsi assistenza in caso di malattia, infortunio o vecchiaia: un’idea straordinaria, che però rimane limitata ai pochi lavoratori in grado di permetterselo.
Nel 1883 viene istituita la Cassa Nazionale di Assicurazione per gli Infortuni sul Lavoro, ma l’adesione è facoltativa. Solo nel 1898 arriva la svolta con la creazione della prima Cassa Nazionale di Previdenza per l’invalidità e la vecchiaia degli operai, antesignana dell’INPS.
Il problema? Il sistema è su base volontaria e pochi riescono a contribuire.
L’arrivo del XX secolo e la prima previdenza obbligatoria
Nel 1919 viene finalmente introdotta l’Assicurazione Generale Obbligatoria (A.G.O.), che impone ai lavoratori dipendenti di versare contributi per garantirsi una pensione in vecchiaia. È il primo sistema previdenziale nazionale, ma ha ancora molte criticità: l’età pensionabile è fissata a 65 anni, in un’epoca in cui la speranza di vita è molto più bassa.
Intanto, l’Italia affronta sfide economiche e sociali enormi, con la Prima Guerra Mondiale che mette in ginocchio il Paese e rallenta lo sviluppo della previdenza sociale. Tuttavia, la strada è ormai tracciata: la previdenza diventa un tema centrale nelle politiche pubbliche e, nel corso del Novecento, verrà progressivamente ampliata fino a diventare un diritto universale.
La storia della previdenza in Italia ci insegna che il sistema pensionistico non è mai stato statico, ma si è evoluto nel tempo tra crisi economiche, rivoluzioni industriali e cambiamenti sociali.
La previdenza complementare è fondamentale: affidarsi solo alla pensione pubblica potrebbe non essere sufficiente.
Se vuoi approfondire e capire meglio il sistema pensionistico, ti invito a guardare il video completo su YouTube, dove analizziamo nel dettaglio ogni passaggio della storia previdenziale italiana.
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Salvatore Spinosa
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