
Autore: Salvatore Spinosa
Data di pubblicazione: 09 settembre 2022
Le azioni e la sfida tra orsi e tori
“Io non lancio nessuna freccetta, io scommetto solo sul sicuro…sai perché i gestori di fondi non superano mai l'indice S&P, perché sono pecore e le pecore vengono scannate”.
Quello che avete letto è un estratto di un famoso e straordinario film degli anni ‘80, un cult per gli appassionati di finanza: Wall Street. Micheal Douglas interpreta Gordon Gekko, un magnate della finanza senza scrupoli, un vero e proprio squalo, che non guarda in faccia nessuno pur di ottenere il suo obiettivo: guadagnare cifre spropositate.
Mentre Gekko vi parla di pecore al macello, sempre rimanendo nel genere animale, io preferisco parlarvi di Orsi e Tori.
Perché? Perché sono la rappresentazione più semplice ed immediata dei due movimenti principali del mercato azionario.
Un mercato si definisce in Fase Toro quando sale e questo perché il toro attacca dal basso verso l’alto, esattamente come un indice che cresce.
Al contrario, un mercato che soffre un periodo di ribasso si definisce in Fase Orso: come per la similitudine precedente, l’orso è solito attaccare dall’alto verso il basso, come l’indice che scende.
Vicino all’ingresso della borsa valori più nota ed importante al mondo, in Wall Street a New York, è posizionata la gigantesca statua di un famosissimo toro, Il Charging Bull, che ha davvero una curiosa storia da raccontare.
Lo scultore Arturo di Modica, emigrato a new York dalla Sicilia negli anni ’70, decise di realizzare il Toro di Wall Street nel 1987 senza permesso o contributo da parte della città, a seguito della crisi di borsa che si era sviluppata in quell’anno.
La notte del 15 dicembre 1989, mise l’imponente statua su un furgone e, con l’aiuto di alcuni collaboratori, lo posizionò di fronte all’ingresso di Wall Street, appena sotto l’albero di Natale, a simboleggiare la forza ed il coraggio con cui la città aveva saputo riprendersi dalla crisi.
Il successo tributato dal pubblico fu tale e tanto che le autorità locali decisero di mantenere la statua riposizionandola nel vicino Bowling Green Park, ormai meta di pellegrinaggio di numerosissimi avventori pronti a palpeggiare gli ammennicoli del toro convinti che possa essere di buon augurio.
Se nei precedenti articoli vi ho parlato delle obbligazioni sviscerandone gli aspetti principali, è giunto il momento, dunque, di passare alle Azioni e non solo in senso figurato.
Ogni giorno sentiamo parlare di mercati e di azioni, basta imbattersi in qualche TG nei giorni in cui i mercati subiscono qualche infausto calo, ogni tanto capita, più raramente di quanto si potrebbe immaginare. Si parla di miliardi bruciati, di soldi cancellati, di mercati che crollano come se fossero degli eventi premonitori di chissà quale sventura.
Il mercato in calo rappresenta semplicemente un momento transitorio, esattamente come il mercato in rialzo ed a ben guardare le fasi di rialzo superano di gran lunga quelle di calo nei mercati più capitalizzati ed efficienti al mondo. Osservare i movimenti di breve, ogni giorno, rappresenta un rischio nel rischio. Chi si approccia al mercato azionario sa già che dovrà attendersi delle oscillazioni naturali e con un po' di esperienza imparerà non solo ad accettarle ma addirittura a considerarle salutari ed a viverle come opportunità.
Non vi stupisca il fatto che i media danno risalto ai cali ed ai crolli di borsa. Chi ha studiato anche superficialmente un po' di comunicazione e di finanza comportamentale, sa benissimo che una notizia negativa sortisce in chi la riceve 2,5 volte l’attenzione di una notizia positiva. Ciò che vende è la sofferenza, il dolore e l’ansia, lo sanno benissimo sia i giornalisti che i politici che da sempre agiscono su queste leve per vendere notizie ed ottenere consenso.
Vi immaginereste un TG che desse solo buone notizie? Non se lo filerebbe nessuno, fidatevi!
Se parlate con un risparmiatore alle prime armi difficilmente accetterà serenamente di acquistare azioni o fondi azionari. Sarà immediatamente colpito da un senso di paura ed incertezza condizionato dalla comunicazione imperante.
Il punto fondamentale è capire cosa sono le azioni e quali differenze abbiano con le obbligazioni.
Un’azione è una quota di capitale di una società, è come possederne un pezzetto. Comprando una o più azioni si diventa soci, si entra in affari con la società le cui azioni sono state acquistate e se ne condividono le sorti, almeno per quella parte di capitale che si è deciso di investire (e solo per quella).
Se da azionisti percorriamo con la società acquistata un pezzo di strada insieme, questo significa che avremo una maggiore possibilità di guadagnare ed anche un maggiore rischio di vedere oscillare il nostro capitale.
Facciamo subito un’importantissima precisazione: acquistare l’azione di una singola società può comportare un rischio sul capitale e, molto raramente, il caso malaugurato che la società chiuda per fallimento; se invece acquistiamo un fondo, sicav o etf azionario, ossia un contenitore con dentro azioni di tante società diverse, potremo vivere l’investimento con maggiore serenità grazie al fatto che, per una società in difficoltà, molte altre godranno di ottima salute. Di questo fenomeno e della differenza tra rischio specifico e sistemico parleremo in un prossimo articolo.
Le azioni di una volta erano rappresentate da certificati fisici, fogli stampati nominativi o al portatore che potremmo aver visto in qualche film d’epoca, racchiusi in casseforti impenetrabili.
Adesso gli stessi titoli sono dematerializzati, ossia cifre su un computer che rappresentano virtualmente una ricchezza reale a volte difficile da cogliere ma ben presente, una ricchezza che grazie al mercato trova valore beneficiando dello sviluppo e del duro lavoro di donne e uomini che ogni giorno si impegnano per far crescere gli utili di questa o di quella azione, che siano semplici magazzinieri o manager in carriera.
Cosa dire di altro sulle azioni? Tantissimo e lo riserveremo alla prossima puntata.
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