
Autore: Salvatore Spinosa
Data di pubblicazione: 15 febbraio 2022
Perché investiamo? L'investimento è il fine o il mezzo?
Perché investiamo? Ci sono due possibili atteggiamenti di fronte all’investimento.
Il primo è quello di chi ama il denaro per il denaro, chi cerca nell’investimento solo un guadagno e che sia il più alto possibile. Quando penso a questo investitore mi viene in mente Zio Paperone che in un film della Disney diventa Scrooge, avido fino all’inverosimile (e non che di suo il caro zio di Paperino avesse bisogno di altro per “amare” il denaro).
L’immagine del tuffo nella piscina piena di monete è ciò che più lo rappresenta. Attenti però a non puntare il dito troppo facilmente: un po' tutti, in certi momenti, ci siamo comportati come Zio Paperone o potremmo farlo quindi aspettiamo prima di essere facili moralisti. Di certo l’atteggiamento di chi vuole “produrre” denaro senza misura, costi quel che costi, può essere molto pericoloso e soprattutto impedisce di ottenere una reale e piena gratificazione, perché non esiste un preciso livello di guadagno che possa soddisfare la sete di guadagno; al contrario basta che il livello della ”vasca” di monete scenda anche di poco per sentirci immediatamente impoveriti. Un risparmiatore di questo tipo pone sempre la fatidica domanda al suo consulente/interlocutore bancario: “quanto mi rende?” ed a seguire c’è anche un bel “non voglio rischiare nulla però!” di quella montagna di denaro, che sia l’Everest o una dolce collina.
Mettetevi adesso dalla parte di chi lavora per far crescere il patrimonio del cliente e si trova di fronte alla prospettiva di lavorare SOLO per far incrementare il denaro e quanta differenza faccia, per la motivazione di un consulente appassionato del proprio lavoro, sapere che quel denaro ha uno scopo preciso perché servirà per pagare l’università di una figlia, conquistarsi un pezzo di futuro previdenziale, mettere in sicurezza la famiglia, costruire la casa della vita o per vivere una crociera da sogno.
In un precedente articolo avevo parlato dell’investitore maratoneta (pianificatore) e della differenza tra questo ed il velocista che corre i 100 metri (trader). Il velocista che ragiona nel breve prende scommesse e gli basta un piccolo errore, una falsa partenza, per perdere la sfida; il maratoneta ha tutto il tempo di pianificare la gara e porre rimedio anche ad una brutta partenza a condizione di saper tenere i nervi saldi ed essere costante, soprattutto nei momenti in cui si fa più fatica e la fiducia vacilla. Se siete ancora in dubbio su quale sia la cosa giusta da fare per essere pienamente soddisfatti del vostro approccio agli investimenti, tenete in buon conto il noto paradosso di Easterlin.
Lo studio di Easterlin mette in relazione il reddito da un lato (quindi la capacità di produrre ricchezza) e la felicità dall’altro. In un grafico con la felicità in ordinata (asse verticale) ed il reddito in ascissa (asse orizzontale) vediamo come cresce la felicità al crescere del reddito.
Com’è evidente, oltre un certo livello di reddito, si saturano tutti i bisogni primari (es. nutrire la famiglia, riscaldarsi al freddo e rinfrescarsi al caldo) ed il benessere che viene da questa prima parte del reddito è massimo. Al crescere del reddito cominciamo a soddisfare bisogni voluttuari (es. TV via cavo, andare in un bel ristorante, una giornata nella SPA) e la soddisfazione che deriva da questo tipo di consumo decresce via via per la stessa attitudine con cui un bambino a cui regaliamo un giocattolo nuovo perde rapidamente interesse dopo averlo in mano, pur avendolo desiderato a lungo.
Quando indirizziamo il nostro guadagno verso il consumo immediato la soddisfazione legata a quel consumo diminuisce via via; per questo ragionare in termini di pianificazione e rinunciare ad un consumo immediato risparmiando per finanziare un consumo futuro, ha un senso profondo nel mediare la nostra soddisfazione e “spalmarla” nel tempo. Inoltre, costituire una riserva precauzionale per il “non si sa mai” garantisce una vita più serenità ed un tenore di vita adeguato anche nei momenti di difficoltà o quando si va in pensione. Il fatto che la speranza di vita alla nascita in Italia sia passata negli ultimi 50 anni da 63 ad 83 anni (ben 20 anni in più è un’ulteriore motivazione ad indirizzarci verso una sana e prudente pianificazione dei propri flussi finanziari.
Il risparmio è VITA, non solo la vita che scegliamo di condurre oggi ma anche quella che costruiamo nel tempo, un mattone alla volta.
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