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Rappresentazione visiva dell'articolo: La finanza ed i suoi comportamenti

Autore: Salvatore Spinosa

Data di pubblicazione: 10 marzo 2021

La finanza ed i suoi comportamenti

In questo articolo voglio parlarvi della “pancia”, opportunamente messa tra virgolette perché, vi tranquillizzo subito, non mi sono improvvisamente convertito alla dietologia. La cosiddetta “pancia”, che potremmo altresì definire come la nostra parte istintiva o emotiva, guida la maggior parte dei nostri comportamenti ed è alla base delle nostre scelte “rapide”, quelle che si fanno d’istinto o per mancanza di tempo o per conoscenza parziale dell’argomento. 

La “pancia” è così importante che le hanno dedicato in economia una scienza a parte: la Finanza Comportamentale. Facciamo subito due nomi: Richard Thaler e Daniel Kahneman, entrambi premi Nobel nel 2017 e nel 2002 e prima di loro Herbert Simon, Nobel per l’economia nel 1978.


Che cosa accomuna questi studiosi? Che pensano agli operatori economici come essere umani, con debolezze ed insicurezze, piuttosto che come automi razionali ed infallibili. Proprio questo ha determinato la nascita della “Finanza Comportamentale” che applica la psicologia cognitiva ai fatti economici e ci spiega come i prezzi di mercato non sono solo frutto di un calcolo razionale, ma riflettono anche gli errori di percezione, i cosiddetti “bias cognitivi” in cui ognuno di noi incorre ogni giorno senza rendersene conto.


Cerchiamo di comprendere meglio: ogni giorno prendiamo decisioni, non solo in campo economico, nella vita in genere. Facciamo le nostre scelte facendoci guidare da ciò che sappiamo (o meglio da ciò che pensiamo di sapere) e da un sistema di valori che ci orienta, da ciò che percepiamo come giusto o sbagliato.


Per fare qualche esempio, immaginiamo di dover vendere un immobile, nel quale abbiamo trascorso la nostra infanzia e che abbiamo ricevuto in eredità. Nel momento in cui fissiamo il nostro prezzo siamo condizionati da quello che gli psicologi cognitivi chiamano “effetto dotazione”. Il valore che diamo a quel bene sarà probabilmente superiore al prezzo reale, “oggettivo” di mercato perché a quello noi aggiungiamo il valore affettivo; separarci dal bene che possediamo implica infatti un “dolore”, che desideriamo sia ricompensato da un prezzo maggiore.


Altro notissimo effetto di distorsione della percezione è il “framing” ossia la cornice con cui si inquadra una certa proposta. Immaginiamo di voler comprare un televisore che costa 300 euro: se vi dicessi che il televisore potete acquistarlo a soli 10 euro al giorno, cambierebbe la vostra percezione sul prezzo? Diversi studi dimostrano che il modo in cui si “inquadra” la proposta che riceviamo condiziona la nostra scelta.


Un altro errore cognitivo estremamente diffuso e pericoloso quando si parla di mercati finanziari è l’ancoraggio. In che cosa consiste? Consiste nell’ancorarsi alla prima informazione che riceviamo, magari un amico che ci dice che quel titolo o quel settore possono farci guadagnare tantissimo; a quel punto tendiamo ad escludere ogni altra informazione ed a prendere la nostra decisione sulla base di una singola notizia, a cui appunto ci ancoriamo, senza verificare se sia ancora valida o se lo sia effettivamente mai stata. 

Ultimo esempio è l’overconfidence, eccesso di fiducia nelle proprie convinzioni, una specie di delirio di onnipotenza che deriva dal fatto di aver “indovinato” una singola decisione o di aver maturato, per esperienze vissute o ricordi del passato, un senso di infallibilità nelle decisioni finanziarie che non ha, in realtà, alcun appiglio concreto. In questo caso l’investitore/risparmiatore tende a sopravvalutare la sua capacità di scegliere e prende rischi non calcolati, trovandosi nella condizione, al primo calo di mercato non atteso, di scappare irrazionalmente, senza attendere il giusto tempo di maturazione dell’investimento.


Il ruolo di un consulente deve essere essenzialmente quello di accompagnare i risparmiatori verso comportamenti corretti, spingendoli con dolcezza (come ci insegna Thaler) per evitare di farsi guidare dal gregge come pecore, di correre dietro a mode ormai passate, di stare sempre a guardare il portafoglio ogni secondo come se questo potesse condizionare l’andamento del mercato.

L’acqua sul fuoco non bolle prima se stiamo a guardarla. Ciò che deve guidarci è l’obiettivo che abbiamo, lo ripeterò fino allo sfinimento, ed il portafoglio diversificato che strutturiamo insieme al nostro consulente va monitorato nei tempi giusti senza cadere in inutili tentazioni di interventismo.

Come non posso chiedere a mio figlio di 5 anni di dimostrarmi il teorema di Pitagora, non posso chiedere al risparmio appena collocato per finanziare i suoi studi universitari di darmi rendimento immediato.

Anzi! Più il mercato avrà fasi di discesa, maggiori saranno le mie opportunità di acquisto perché potrò approfittare degli sconti del mercato, valutando sempre con attenzione, con un professionista accanto, quali settori e quali aree geografiche o quali valute pesare di più, perché possono avere maggiori margini di crescita potenziale ed avvicinarmi con maggiore sicurezza, al mio obiettivo.

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